Pentola norvegese, marmitta svedese, Wonderbag o pentola a cottura en plein air. Si tratta di modi diversi per identificare uno stesso modo di cucinare i piatti che prevedono una cottura prolungata risparmiando gas e sfruttando il calore in maniera efficiente. Quando cuciniamo cibi a cottura lenta come legumi e cereali integrali, infatti, l’utilizzo di combustibile è elevato. È per questa ragione che, al fine di risparmiare risorse, in diversi paesi del mondo viene utilizzata la pentola norvegese.
Le caratteristiche di una pentola norvegese
La pentola norvegese sfrutta tecniche antichissime, ormai abbandonate, che seguono il medesimo principio. Tra queste quella che prevede che la cottura avvenga sottoterra. Un’alternativa senza dubbio meno pratica. La pentola norvegese può invece in pochi istanti trovarsi a disposizione di chiunque. Tra i tanti vantaggi dati dal suo utilizzo, inoltre, c’è la possibilità di avere le pietanze pronte a distanza di diverse ore dall’accensione dei fornelli. Il calore, infatti, non si disperde fino a quasi una giornata intera. Si può dunque andare comodamente a fare una passeggiata senza la necessità di controllare il fuoco.
Come costruirla
Per costruire una pentola norvegese basta veramente poco. Le varianti sono tante e in ognuna di queste i materiali sono facilmente reperibili e riciclabili, tanto che possiamo definirla una attività a costo zero e utile all’ambiente. Alla base abbiamo una qualsiasi pentola con coperchio. Il materiale di quest’ultima non è rilevante. Per creare le pareti coibentate, invece, servirà una scatola di cartone. Lo strato tra il cartone e la pentola può essere riempito di paglia, carta di giornale appallottolata, cotone, cellulosa o stracci. L’utilizzo del polistirolo, come in Sud Africa, è sconsigliato in quanto col calore emana cattivo odore che potrebbe nuocere ai cibi. Per evitare il contatto diretto tra questi materiali e la pentola calda può essere utilizzato un vecchio lenzuolo. Come sottopentola, infine, può essere utilizzato del legno o del sughero.
Come si usa
Per mettere in atto la cottura en plein air con la pentola norvegese è necessario iniziare a cucinare la pietanza in modo tradizionale sul piano cottura. Quando quest’ultima è ben avviata o, in base al cibo, quando l’acqua è in ebollizione, si sposterà la pentola nel contenitore ermetico creato, lasciando che il calore accumulato faccia sì che la cottura termini. Per assicurarsi che la pentola sia adeguatamente isolata basterà verificare che il cartone sia freddo all’esterno. Al piatto all’interno della pentola in questo caso verrà continuamente fornita l’energia necessaria. I tempi di cottura sono più o meno raddoppiati rispetto alla norma, ma alla fine l’attesa verrà ripagata con pietanze squisite. La pentola norvegese, con le dovute accortezze, può essere persino trasportata ovunque si voglia.
Un ultimo consiglio: dopo avere utilizzato la pentola norvegese sarà meglio lasciarla senza coperchio per qualche ora affinché l’umidità accumulatasi esca ed il materiale utilizzato per costruire le pareti possa asciugarsi.
Altri usi
La tecnica della pentola norvegese può essere sfruttata per altri usi. Ad esempio, nel caso della lievitazione del pane. Questo processo infatti è complementare a quello della cottura solare, in quanto la pentola favorisce il lavoro compiuto dall’assenza di luce.